Balli, campanelle e sonaglini.

Gli abitanti santeliesi sono devoti al mito di Padre Raffaele e dopo le funzioni domenicali usano raccogliersi intorno alla statua in preghiera. Questa è stata edificata nel punto in cui un innocente villico stava per essere appeso alla forca, creduto colpevole di brigantaggio. Il mito ricorda la fondazione della cittadina, dove si riunirono i pastori e i contadini della valle, per proteggersi dai briganti e dagli attacchi dei barbari, rappresentandone la paura. Da qui nasce la celebrazione, dove gruppi folcloristici ballano in costume tradizionale e amando il 'Monaco Santo' esprimono la loro fiducia nel miracolo, prova di beatitudine. La processione inizia nella Chiesa parrocchiale, con l'icona del Santo sull'altare, ravvivata dalla luce dei ceri nuovi, accesi per l'occasione. Ideali locande sono aperte vicino alla Piazza con pietanze tipiche a base di antiche cultivar di legumi e cereali e formaggi freschi. Lunghe torce di Bambù, con la fiamma lontana dalle spalle del portatore, sono metafora del dominio del fuoco da parte del paese, fuoco portato dai nemici, fuoco distruttore e incontrollabile strumento d'assedio. Tanti ragazzi giovani prendono dalle amni dei nonni strumenti folcloristici che suonano con grande allegria.