Il barolo, vino simbolo dell'enologia italiana, vanta delle qualità nobili e contadine al contempo. La storia vuole che Juliette Colbert, moglie dell'ultimo marchese di Barolo, seppe promuovere questo vino fino a renderlo celebre nelle corti nobiliari. Grazie alla sua intraprendenza e all'amicizia che la legava a Cavour, la marchesa si confrontò con quest'ultimo per escogitare il modo di diffondere e far conoscere questo straordinario vino. Cavour, a sua volta, si rivolse ad un amico enologo e commerciante chiamato Louis Oudart, che creò il Barolo come lo conosciamo oggi. Fino a quel momento il barolo era probabilmente un vino diverso da com'è oggi, mosso e dolce, in quanto era lavorato in un modo abbastanza semplice. Giorgio Gallesio, nei giornali di viaggio, descrive le cantina dei marchesi di Barolo, oltre a spiegare che l'uva usata, che era il nebbiolo, poteva essere arricchita per una piccola percentuale da un'uva detta Neiran. Oggi, invece, il barolo è esclusivamente fatto con sole uve nebbiolo.